Né il cuore è più spezzato da una lama
in prati brinati di spine,
in un bosco vuoto come i bicchieri nell’aurora
perle d’acqua sgocciolano melodie d’amore,
il braccio si stringe alla tua cintola,
due mari nocciola nei tuoi occhi marroni.
Passi con coppe d’argento e ciglia asciutte
fata turchina dischiuso fiore,
aria che scende come un ruscello a valle,
sole splendente un po’ collerica,
impronta d’acqua ribelle che scivola
in un tappeto d’erba dove sei rosa selvatica.
La luna in strade sbiadite da luci gelate,
le solco raccogliendo giornali dai quali fuoriesce
la tua fotografia,
i cui titoli sono i sottili pensieri di canto della voce lieta,
la mattina m’intrufolo tra le lenzuola col soriano,
m’alzo, osservo la barba ispida fra le crepe dello specchio
poi gli racconto del tuo sorriso.
Germinerà e sortirà all’azzurro
ancor più il tempo dell’amore!
Si scardinerà il destino,
il silenzio della notte fermo ad ascoltare
dalla vista di Venere al primo bacio di raggi,
avviluppata fra le lenzuola, madida, sussultante in fremiti.