Apparteniamo ai greti
dei ruscelli più lieti.
Conosciamo il limbo del fiume
più acceso delle praterie fiorite.
Viviamo in un solo zampillio,
apparteniamo al porto più felice.
Lontani i fiori avvizziti delle vacanze altrui
avanza appena un’ombra di paesaggio,
si eclissano le strettoie della libertà-
portone che si dischiuderà con un chiavistello.
Speranza ci logorava
in una città impastata di carne e miseria.
Caleranno nel vermiglio crepuscolo
sul tuo volto le palpebre del sole-
sipario dolce come la tua pelle
dagli aromi di velluto
nella salubre vegetazione di boschi e uccelli,
diafana più delle lame di luce dell’alba.
Saranno i nostri baci, le carezze
a misura di noi stessi,
più oltre tutto è macerie.
La nostra gioventù si denuda e sogna,
l’erba s’arriccia in sordina
su strati innocenti di terriccio.