I miei occhi di giada e i tuoi d’onice
dischiudono i vetri delle finestre-
penetreremo nel ballo delle foglie gialle
nelle quattro pareti dell’intimità,
giungerò alla tua immagine latente.
Sempre a me ritorna come un chiodo di cristallo.
Una sontuosa dimora, rifugio desueto
da cui inizieranno i viaggi e le migliori follie,
vi proteggeremo l’incedere della via
cercheremo bagliori azzurrati d’universo
sotto la campanula del firmamento
riposandoci madidi ogni aurora in un manto.
Nuvole fuggevoli dall’eterno sorriso nel blu,
laghi ingabbiati in fondo alle pozze, la pioggia,
la lingua del vento con anelli di frescura,
giardini novelli infittiti di tenere spine-
di questi la più bella sei tu, un balsamo di riposo.
Vorrei scorgerti nuda e lucente come un panno bagnato.
Le fogge dei colori cangianti del cielo su di noi
sul filo della leggiadria della tua chioma-
saremo un’unica idea simbiotica nell’aere
vestita da indumenti a tinte rosse di passione,
bianchi come il nitore della tua anima candida
o rosei come gli acuti che si elevano nei capricci striduli.