Stanotte ti dedico due paragrafi di cielo
per narrare dello splendore della tua stella:
s’è azzurrata nei riflessi del crepuscolo dei giorni.
Neve a chiazze si spargeva tra i fili d’erba
ed io non mi posso scordar del tuo viso angelico,
bocciolo di rosa che m’hai strappato alla tristezza.
Subito sei stata la voce del silenzio giallo
che m’irrigava sgualcendo il lembo della malinconia…
…ora non parlare, lascia filtrare quel raggio segreto di luna.
Come se passassi attraverso la cruna d’un ago
subito diventasti il fuoco di meraviglia di quella neve
e nel cielo l’aquila che danzava negli squarci di sole.
Tu che hai rotto l’involucro di plastica di giorni identici
accendendo le pareti della stanza nel latte di cielo dell’inverno
chissà se già sognavi di me col capo reclinato sul cuscino?
Ti ringrazio per aver divelto il chiavistello della solitudine:
serrava un portone senza nome – con un gioco di sussurri
ora insieme alla eco dei tuoi gemiti accendono notti di brezza marina.
Noi siamo le onde che galoppano
fino ad essere una sola idea con la volta stellata.