Saranno giorni al tuo fianco
col sapore della tua pelle, la bocca,
i baci.
Dalle mie labbra ora dimenticate
fuoriescono radici d’acqua-
le reti non trattengono la tua memoria
come terra acida e incolta
dove però germinerà rigoglioso il seme
dell’amore.
M’avvicinerò, issando uno stendardo,
alla luce del tuo volto,
agli occhi nocciola di stella
intarsiati d’incantevoli pagliuzze-
gusteremo insieme il sapore d’un frutto
di madreperla.
La dimora sarà la nostra patria.
La mia simmetrica figura statuaria,
la mia chioma di farina e di sale
non possono non scalfirti l’animo nei sogni.
Innumerevoli anni che avrei dovuto vivere
giunto a te in un grappolo
sinché avremmo lambito il firmamento,
ascoltando il silenzio delle stelle,
lieti d’essere un binomio destandoci madidi
ogni aurora.
Anni, invece, rappresi fra stimmate,
anni di delirio atroce per la tua assenza
coperto io dal medesimo cielo cupo dell’infanzia.
Polvere di rena ci separò
ed io ti cercai ovunque: tra i flutti, sui ponti delle navi,
nelle anse delle scogliere. Ma non m’avanzò
che la ghirlanda suadente della tua luce iridescente
impressa nei palpiti del cuore.
Cammineremo all’indietro, percorrendo la distanza
e da un luogo infelice scoprirò la strada segreta
per cogliere il tuo astro che in me risplende
ogni notte scabra che annienta.
Tutto l’amore esploderà come il beneaugurante sprizzare
di schegge di bottiglia,
sarà una medaglia d’oro a sancire il trionfo
ed un giorno, infine, percorrerò le tue linee
bacio a bacio.