Il pazzo è un vino diverso che sa di more,
un lampo nel buio che reclama attenzione.
E’ l’anomalia d’oggi, mondo corrotto,
ti esige nello schema come un’immensa catena
dove ognuno recita per sé, monotona cantilena
che non ammette diversità.
E’ il gatto di marmo dalle sette vite
che ghigna beffardo;
il cane sciolto, il nodo mai risolto.
E’ la noia, la noia,
i rintocchi d’un vecchio
orologio a cucù che canta le ore della notte,
il silenzio franto
dallo sferragliare della ferrovia.
E’ un frutto mai raccolto,
un granello di sabbia
senza gravità che vola nella luce del mattino
e si deposita poi a sera
senza aver mutato la geografia del proprio destino.