La miseria rampicava ancora sulle mura,
morte riteneva di palesarsi-
hai una folta schiera di amanti
risoluti a procedere sfidandosi.
Ambivano ad inebriarsi di se stessi
i loro sguardi sognavano di suggere il miele,
amavano il tuo cielo per gli ardori,
erano nati per penetrare nel nostro autunno.
Quanti baci appassionati pascendo
sotto la luna benevola, quanti richiami,
quanti sconfitti per eccesso di brama-
io t’attendo e sarà l’eco del tuo sorriso.
Non c’è foresta arsa che tenga
alla folgore dell’incendio
delle spighe di grano infiammate,
ad un bacio irruento che dice “t’amo.”
T’amo e t’adoro
fra le risa nelle isole,
al limitare delle fertili valli
perché i fiori proteggono l’erba della tua pelle.