Distante da te
un fiume d’acqua passa nell’ombra,
tu sei nell’oscurità che lo nomina
avvolta nelle tenebre
sotto un cielo gravido di pioggia
ma la tua figura è un agrifoglio in me.
Hai una veste azzurra
bella e adorna
come il mondo da una stella.
I crepuscoli del cuore cadono nell’oblio,
volteggi nella rete del mio cielo
come un falco che mi ghermirà.
Parli e non parli,
fuoriescono uccelli dal nido della tua lingua,
canarini finalmente liberi
cantano la melodia d’un arco canoro-
preludono al velo del crepuscolo,
sarà un pulviscolo fitto di visioni colorate.
Non vedo né giacinti
né muri ornati d’acacie,
inalo solo l’ossigeno dei tuoi fianchi snelli,
dei seni aguzzi.
Sarai la luna e l’ultimo crepuscolo
per giocare in una danza all’eco dei gemiti.