Prefazione
L’ormai nota poetessa pugliese Filomena Ciavarella, salita alle luci della ribalta con Versi per l’invisibile (Transeuropa Edizioni) 2020 e Versi per Dino e al suo amore per il tutto (Il Convivio) 2021, il compianto fratello, le cui poesie sono molto apprezzate anche dalla grande scrittrice salernitana Rita Pacilio, ha deciso, con Il cerimoniale della vita, di scrivere una silloge di rottura rispetto alle anteriori. Parte da una digressione citando Arnaut Daniel (grande poeta e trovatore francese di lingua occitana che ricevette il consenso anche di Dante Alighieri) scrivendo poi “fa che ogni parola nasca dal/ cerimoniale della vita” e “il filo d’erica sarà corpo del tutto.”
A pag. 5 la Ciavarella, immaginando il taglio d’una pesca “che a breve segnerà/la/la sua polpa/rossa e innocente/e così è l’amore.” Ma non è affatto un amore prossimo al fuoco e ai baci di Pablo Neruda (Premio Nobel per la letteratura nel 1971) quanto piuttosto un amore metafisico tipico di Mira Bai e Li Po.
A pag. 11 un passaggio lirico altissimo: “a filo di vita ho cucito le asole/dei miei vestiti/a luci sparse/sulle strade del mondo.”
Ma il ricordo e il dolore per il deceduto fratello non s’acquietano:
A Dino
Sei la rosa profumata di denso
profumo si arrossa
sulle strade dove luce
per me si posa
Acqua chiara di mare
nelle pupille della città
Le vette di pura poesia di maggior rilievo sono, oltre alle già citate, quelle riportate qui di seguito.
A pag. 22:
“Mi sono venute a cercare
le luminose molecole
della sera, sono canarini
dallle grida allegre
mi hanno portato il fuoco
delle gonne dei prati in fiore
e i miei occhi ancora
peccano d’amore”
A pag 33:
“L’inchiostro non ferma la piuma,
non sa molto del suo volo,
delle sue altezze
a un palazzo di luce”
A pag. 66
“La caduta della luce
in penombra
nel pianoforte
prende corpo.”
Negli intensissimi frammenti lirici che compongono Il cerimoniale della vita non si può ricostruire una storia univoca che li ricomponga con coerenza narrativa. Non vengono mai virati, nemmeno, verso l’astrattezza dell’idealizzazione ma una semplice tangibilità col suo universo.
I versi sono a volte ipermetri ma sempre ben strutturati e levigati con rare sinestesie.
La silloge della Ciavarella è un viatico verso la sua vita interiore, una sorta di lente d’ingrandimento sul suo mondo. Infatti, se nella vera poesia esiste una tangenza fra il cosmo della poetessa pugliese e la sua anima questa tangenza in lei diventa osmotica.
Una poesia molto pregevole e pura, emblematica per la sua rilegatura e la coesistenza allo spirito di Filomena Ciavarella che ne fa una delle voci introspettive più di rango, originali e taglienti del nostro panorama poetico.
Marco Galvagni
Poeta, saggista e critico letterario