Ape regina del mio regno
sei ebbra di miele e ronzii.
Io sono il suono senza timbro,
la parola senza eco
e nel mio giardino selvatico
sei l’unico profumo di rose.
Galleggi sotto i riflessi del firmamento
con occhi oceanici e bocca di fragola.
La tua chioma frumento fluttua nella brezza marina,
ondeggiano ogni aurora capelli d’oro.
Le coppe d’argento del desiderio sono conchiglie
e fra le cosce la farfalla brunita.
Ape regina,
ronzi nella mia anima vibrante e silenziosa
come antiche stigmate di sangue
rappreso nelle mie mani:
sono il secolo d’amore che muore e rinasce,
splenderà di sole come le pagliuzze dorate.
Ogni raggio è una lama di miele.
Perché sei il giogo, la schiavitù, la libertà,
la carne infuocata nei gelidi inverni,
la mia isola, la mia patria.
Perché sei inaccessibile nel momento medesimo
in cui afferro le tue natiche e colgo il fiore nudo.